Ogni mattina Gabriele attraversa il Parco Pier Paolo Pasolini armato di secchio e pinza. In perlustrazione. Ci ha raccontato la sua storia.
In un vecchio film dell’85, “Il mistero di Bellavista” di Luciano De Crescenzo, il professor Bellavista e un gruppetto di sgangherati investigatori decidono che per indagare su misteriosi accadimenti del loro palazzo, la cosa più giusta da fare è rovistare fra i sacchetti di spazzatura degli inquilini perché, sostengono, il sacchetto di “monnezza” è più sincero della dichiarazione dei redditi. “In immondizia veritas”, cita il dotto professore.
“Anche tu la pensi così, Gabriele?” faccio per scherzare. Siamo in un appartamento dell’ultimo piano del Virgolone di via Salgari a casa di Gabriele M. che da diversi anni si è assunto spontaneamente l’incarico di ripulire tutte le mattine vaste aree del parco Pasolini e degli edifici circostanti. “Per la verità non ho mai cercato di ricostruire delle storie… dalla spazzatura” si schermisce. “Per un pensionato come me è soprattutto un esercizio salutare, come giocare a golf, oltre ad essere utile da un punto di vista sociale per il mio Pilastro” … E sì che lui la storia del Pilastro l’ha vissuta davvero intensamente.
Ho strappato a Gabriele la promessa di accompagnarmi nella sua saletta condominiale, la stessa dove si è svolta poche settimane fa una tappa del Pranzo itinerante organizzato dall’Associazione Oltre. E’ tappezzata di trofei, fotografie, zirudele (filastrocche in rima, per chi non conosce il bolognese…) e biglietti d’invito che nel loro insieme tracciano una lunga storia di effervescenza creativa, di senso di comunità e solidarietà. Da una cornice sbuca la scritta: “Non diturbateci: condominio in gita”.
Siamo nel ’78 e Gabriele arriva al Virgolone, in via Salgari, con la sua famiglia.
In questo immenso edificio che sembra allargare le braccia attorno al parco più grande della zona, numerose giovani famiglie in quell’epoca si ritrovano finalmente nella casa nuova che hanno a lungo aspettato. Nel quartiere è tutto un fermento di crescita. “Abbiamo cominciato fra vicini ad organizzare qualche pic-nic, qualche grigliata e delle tavolate lungo l’interminabile portico che percorre tutto il palazzo. C’erano un mucchio di bambini, quanti!, ed anche questo spingeva all’aggregazione”.
In poco tempo da questa frequentazione nasce un gruppo di affiatati animatori che iniziano ad organizzare un susseguirsi di partite di calcio, di feste, tornei e spettacolini con tanto di regia, costumi, scenografie. E, soprattutto, feste da ballo. La squadra del Virgolone è poi ospite per ben due stagioni nelle trasmissioni del canale tv Rete 7.
Ma l’impulso decisivo lo dà il decennale del Virgolone, nell’88, che viene celebrato dai condomini in pompa magna. Nasce il CES, “Cultura e Sport Virgolone” (ma l’assonanza scurrile non è casuale) che darà alla luce in poco tempo un vero spettacolo di varietà presentato sul palcoscenico del teatro Tivoli: 17 quadri fra sketch comici, balletti grotteschi, canzoni parodiate, ed altro ancora. L’esperienza sarà riproposta poi nel 2009 con altri attori e con la regia dello stesso Gabriele, sempre al Tivoli. In entrambi i casi l’intero incasso sarà devoluto a sostegno della ricerca contro la SLA-Sclerosi Laterale Amiotrofica.
“Recitare in questi spettacoli era un gran divertimento”, prosegue Gabriele con un filo di nostalgia, “ma era niente se confrontato allo spasso delle prove, delle fasi preparatorie dove ognuno tirava fuori, in continuazione, le trovate più bislacche che ci si possa immaginare”.
Poi man mano sono cambiate parecchie cose: qualcuno degli animatori non c’è più, qualcuno ha cambiato casa… La sabbia del tempo si è depositata negli ingranaggi… Ma Gabriele non demorde.”Noi continuiamo a riunirci ogni giovedì sera, qui in saletta, per elaborare nuovi progetti, per tenere vivo il nostro spirito creativo anche se su obiettivi meno ambiziosi”.
E’ la stessa perseveranza con cui, pinze e secchiello, inizia puntuale la sua perlustrazione mattutina per il parco. “Ti è mai capitato di trovare in giro qualcosa di strano?”, gli chiedo prima di salutarlo. “Se intendi dire siringhe o cose simili, ti rispondo di no: sarà successo una sola volta. Per lo più trovo avanzi alimentari di gente che viene a mangiare qualcosa seduta sulle panchine. Ce n’è tanti! Come sono tanti anche quelli che vengono a dormirci di notte”.
“Però, sì, una volta, fra l’erba, ho trovato una banconota da 5 euro. Mi è sembrato un compenso più che adeguato per la mia attività! Tant’è vero che l’ho messa in cornice!” e me la mostra.
di Lino Bertone
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