Domenica prossima 23 ottobre alla Libreria Modo Infoshop, a Bologna, verrà presentato TEENAGErs WARNING, il documentario sui rumori di San Donato e Pilastro. Parla di giovani che fanno musica. L’appuntamento è alle 18.30, in via Mascarella 24/b. Il doc è nato da un’idea di Marziona, parteciperanno Zimmy (Lucky Strikes/Jhonny Clash/Montenegro), Alessia delle Birrette, JJ Stigliano dei Laser Geyser e Nico dei Marnero.
Questo il testo dell’autrice pubblicato nell’invito di Modo InfoShop:
L’idea di lavorare ad un documentario sugli adolescenti e la musica nasce nel 2009 quando, assieme al mio collega dell’epoca, Luigi Stigliano, educatore e batterista come me, abbiamo realizzato l’importanza e la risorsa di un lavoro come il nostro, cioè il poter stare a stretto contatto con gli adolescenti (problematici e non) e osservare il nascere e tramontare di mode, hit, slang, status symbols. Lavorando dal lunedì al venerdì da 10 anni all’interno di un gruppo aggregativo, queste considerazioni erano e sono all’ordine del giorno. All’epoca, volevamo concentrarci sul modo in cui gli adolescenti fruivano della musica, aka cellulare, in forte contrasto con il nostro modo di ascoltarla, fanatici del vinile. Ci confrontavamo, e tuttora mi confronto, con adolescenti di origine spesso straniera appartenenti alla prima periferia di Bologna, zona Pilastro, controversa e allo stesso tempo affascinante nelle sue particolarità, ovviamente per chi le sa cogliere ed apprezzare.
Stavo pedalando verso il Freakout e ascoltavo gli Angelic Upstarts. Al ritornello di “Teenage Warning” proprio, tra un po’ mi schianto perché ho pensato a loro, a tutti i ragazzi che seguo, e pure ai loro amici. Ho pensato alle volte in cui mi chiamano per parargli il culo, a quando gli adulti mi cercano per sapere chi ha rotto questo o sporcato quello, a quando non si fanno vedere per settimane, a quando finiscono il ciclo con me e si mettono nei casini ma ancora te li ritrovi che ti bussano al vetro della porta al pomeriggio. Scusate il momento epico ma dopo così tanti anni di stress psicofisico, con il burnout dietro l’angolo, è in realtà un miracolo provare ancora gli stessi sentimenti del primo giorno. Loro sono davvero perfetti per una roba a tema teenage warning, mi son detta, perchè è quello che sono: WARNING!
Può succedere un casino al secondo, possono darti amore come odio, possono darti un problema come invece possono dartene il rimedio, per dirla con parole altrui.
Come incanalare tutta questa carica, dunque? Con l’unico mezzo che la mia vita concepisce: la musica. Perché non fare un documentario su come vivono la musica e soprattutto, su come non conoscono quello che gli sta attorno? Il Pilastro è a uno sputo da San Donato ma vive di vita a parte, come se fosse un paese. Molto gli è sconosciuto di quello che accade a San Donato o poco sanno di quello che non è legato al loro vissuto.
Questo è il punto di partenza: regaz, succedono un botto di cose, ci sono un sacco di realtà che non conoscete, volete vederle? Di solito a ogni proposta segue un apatico no. Questa volta è stato diverso, perché la musica li aggancia, e i personaggi li affascinano. Il documentario in sè è stato anche un becero pretesto per farli uscire dal Pilastro ed esplorare i dintorni.
Se a questo ci si aggiunge il “sapere, saper fare, saper essere” derivante dal punk e dal diy, mettere insieme il progetto è stato immediato.
Gli ingredienti sono:
– zero soldi;
– una fotocamera decente;
– un pc normodotato;
– dei cinnazzi per le esplorazioni di costume socio musicale;
– un minimo di filo logico creativo;
– campanare quattro nozioni del più scadente programma di video editing;
– un sacco di amici che hanno voglia di fare due gag;
– una grandissima voglia di usare il poco tempo libero per il montaggio a casa;
– la voglia di non vedere una lira;
– molta carica;
La progettazione avviene così (ve la ripropongo in tempo reale):
Marzia: “Regaz facciamo un documentario sulla musica va bene?”
Regaz: “Va bene, facciamo tutto, basta che dopo ci compri il gelato”
Marzia: “Fatta. Domani andiamo a San Donato”
La realizzazione delle interviste avviene in modo torrenziale:
– molto importante e prima cosa, non si prepara niente;
– si sceglie in modo democratico il gruppo da intervistare, cioè, scelgo io;
– si sceglie allo stesso modo il giorno dell’intervista e ci si reca o da Steno o in giro per il quartiere;
– l’intervista è fatta di domande, prese, gag, tutto molto in chiave scherzosa;
– si fa qualche ripresa in esterno e se ci sono personaggi interessanti, si fanno fare comparsate;
La produzione degli episodi si sviluppa così:
– invece di uscire con i miei amici sto a casa da sola a scremare i filmati;
– in base ai girati, dò una forma agli stessi e solo a posteriori invento titolo e storyboard. E’ tutto in freestyle;
La promozione degli episodi avviene così:
– ammorbo i ragazzi e i conoscenti tutti con il risultato finale, sebbene il gelato sia la loro unica gratificazione;
– propongo il risultato a chiunque abbia voglia di dare gratificazione e visibilità alla montagna materiale ed emotiva che sovrasta questi ragazzi, troppo abituati a non ricevere nulla, ad essere sminuiti.
Forse è vero che sanno fare poco, se paragonati ai “bravi ragazzi”, è vero che se fanno una cosa mi combinano quasi sempre un casino, ma questo è quanto, e a me sta bene così.
Questo documentario è quindi dedicato a loro, a chi cerca di fare le cose anche se sono approssimative, a chi lo fa per divertirsi,
perchè ha qualcosa da dire, a chi non è bravo, a chi non lo sa fare ma lo fa lo stesso, a chi non fa successo, a chi c’è ma non si vede, a chi vuole lasciare una grande impronta anche se pesa poco.
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